Yacouba: “Voglio preparare il mio futuro”

Ragazzo espansivo e determinato, Yacouba viene dal Mali. Ha partecipato ai laboratori che FSOA ha organizzato a Roma grazie ai finanziamenti dell’Unione Buddhista Italiana, ponendo al centro degli incontri il [...]

Ragazzo espansivo e determinato, Yacouba viene dal Mali. Ha partecipato ai laboratori che FSOA ha organizzato a Roma grazie ai finanziamenti dell’Unione Buddhista Italiana, ponendo al centro degli incontri il tema della discriminazione. Ha svolto un tirocinio come aiuto cuoco, gioca a pallone e se gli chiedi del domani, ti risponde che il futuro se lo vuole “preparare” da solo

Yacouba, 22 anni. Occhi vispi e un sorriso di quelli che non vedevo da tempo. Ho davanti a me un ragazzo determinato e che, tenendo fede all’etimo del suo nome (dall’arabo Yacoub, Giacobbe), dimostra di saper afferrare il destino per il calcagno per raggiungere i suoi obiettivi. Grazie alla sua determinazione è entrato in Fare Sistema Oltre l’Accoglienza un anno fa, nel progetto finanziato dall’Unione Buddista Italiana, e ha da poco concluso un tirocinio come aiuto cuoco in un ristorante nei pressi di Ciampino, esperienza che gli è piaciuta molto.

Yacouba è nato e cresciuto in Mali, dove ha lasciato la scuola a dieci anni per iniziare subito a lavorare prima come operaio e poi come venditore di noci di cola, insieme a suo zio. La noce di cola è un frutto tipico africano che rappresenta il simbolo per eccellenza di ospitalità: “Quando una noce di cola viene portata in una riunione, la questione da discutere è considerata molto importante”, mi racconta.

Il suo viaggio verso l’Italia, ad appena diciassette anni, è molto simile a quello di tanti ragazzi che come lui partono alla ricerca di un futuro migliore: travagliato, lungo e molto pericoloso. Ripercorrendo le tappe di questo lungo viaggio su Google Maps mi rendo conto dell’incredibile impresa da lui compiuta: Bamako, Gao, Sabrata, Bari attraversando quindi il Mali, l’Algeria, la Libia ed infine l’arrivo in Italia. Quando è arrivato a Bari, dopo quattro giorni di navigazione senza cibo, aveva con sé soltanto i propri abiti e nient’altro, senza poter neanche avvisare i propri genitori di essere ancora vivo.

Yacouba però è un ragazzo espansivo, ha fatto molti corsi per migliorare la lingua o per imparare qualche mestiere, in più ha creato intorno a sé una buona rete di amici con cui la sera spesso esce per andare al cinema o per visitare i monumenti più importanti di Roma. Ha partecipato con grande slancio a tutti laboratori di progettazione sociale che Fare Sistema ha organizzato a Roma, nello spazio Matemù, ponendo proprio l’attenzione dei partecipanti su un problema che sente molto: la discriminazione. Quando mi racconta le frasi che qualche volta si sente dire, ride un po’ imbarazzato, e dice che ormai non si arrabbia più tanto come all’inizio: “Alcuni italiani confondono le cose e non sanno che rubare, per gli africani, è un disonore”.

Yacouba ha la passione per il calcio e timidamente mi confida uno dei suoi più grandi sogni: diventare un calciatore. A oggi gioca ogni sabato con una squadra di calcio a Roma, a Battistini, partecipando anche a un campionato e dice che se la serie A lo chiamasse a giocare, di sicuro ne sarebbe molto felice.

“Voglio preparare il mio futuro” dice, e sicuramente la sua determinazione insieme al suo sorriso fiducioso lo stanno aiutando nel raggiungimento di questo suo obiettivo di vita.

(La storia di Yacouba è stata scritta da Francesca Giuli, operatore volontario del Servizio Civile Universale per AFN Onlus)

 

Il sorriso di Yacouba
Il sorriso di Yacouba

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