Ripa dei Settesoli, da Trastevere nella Rete di Fare Sistema

Nel cuore di Roma, a Trastevere, i frati del convento Ripa dei Settesoli ospitano i giovani in uscita dai centri di accoglienza, offrendo loro la possibilità di una vita comunitaria [...]

Nel cuore di Roma, a Trastevere, i frati del convento Ripa dei Settesoli ospitano i giovani in uscita dai centri di accoglienza, offrendo loro la possibilità di una vita comunitaria e un accompagnamento verso l’inclusione socio-lavorativa. Gaia Bottino, referente per la formazione professionale e per l’orientamento al lavoro, spiega perché la struttura ha scelto di entrare nella Rete di Fare Sistema: “Quello che più ci ha colpito, di questo Programma, è la serietà e la competenza con le quali svolge un lavoro continuo sulla persona”

Ripa dei Settesoli è una casa di accoglienza francescana, nel rione Trastevere, a Roma. E’ stata fondata nel 2011 dai Frati Minori del Lazio e Abruzzo con la volontà di condividere vita e spazi insieme a ragazzi che si trovano in condizioni di difficoltà economiche e sociali, come i giovani in uscita dai centri di accoglienza. Ripa dei Settesoli ha scelto di essere parte della Rete FSOA. Gaia Bottino, che nella struttura di Trastevere è referente per la formazione professionale e per l’orientamento al lavoro, racconta qual è il lavoro che viene svolto, passo dopo passo: “Cerchiamo di sostenere questi giovani nei loro percorsi umani, e se lo desiderano, anche a livello spirituale. L’obiettivo principale rimane quello dell’inserimento sociale. Con Fare Sistema abbiamo subito trovato un’intesa comune, avviando una collaborazione soprattutto nel campo lavorativo: insieme accompagniamo i ragazzi ospiti di Ripa dei Settesoli nell’intraprendere una strada professionale, che sia un tirocinio o un contratto di lavoro”. Cosa vi ha spinti a entrare nella Rete FSOA? “Quello che più ci ha colpito, di questo Programma, è la serietà e la competenza con le quali svolge un lavoro continuo sulla persona, attraverso colloqui con psicologi, incontri sociali, e una buona rete di attori”. È su queste basi, dunque, che è stata avviata la collaborazione tra FSOA e Ripa dei Settesoli. Continua Gaia: “Per esempio, in queste settimane, ci sono due ragazzi per i quali abbiamo avviato un percorso professionale: un tirocinio presso un hotel della Capitale e uno nel settore edile”.

Quanti sono i giovani che i Frati Minori ospitano nel loro convento di Trastevere? “Sono tredici. È un numero molto limitato, ma questo ci permette di portare avanti una politica di attenzione verso chi abbiamo davanti. Cosa non sempre facilissima. Perché questi ragazzi arrivano qui attraverso percorsi migratori difficili, hanno un passato faticoso, sono affaticati psicologicamente e annaspano nel trovare un loro posto. Chi di loro, poi, mantiene i contatti con la famiglia di origine ha una qualche base di appoggio; chi invece questi contatti li ha persi è ancora più spaesato. Pensano di stabilizzarsi in breve tempo e questo invece non succede. Così quando entrano nella nostra struttura ci vedono un po’ come l’ultima possibilità. Dobbiamo lavorare su questo aspetto: far loro capire che il lavoro può aspettare, che ci sono altre necessità da affrontare per prima”.

Non a caso i frati del convento creano le condizioni per una vita comunitaria: dai turni in cucina agli incontri del lunedì sera; alla convenzione con il vicino cinema per far entrare i ragazzi gratuitamente, al pub di Ripa dei Settesoli dove i ragazzi – prima del Covid – servivano ai tavoli, un modo per instaurare conoscenze e relazioni sul territorio, attraverso musica e cibo.

Fin quando ai ragazzi accolti è permesso rimanere nella struttura? “Non c’è una scadenza per poter stare qui. Una volta raggiunta la stabilizzazione lavorativa, li seguiamo nel trovare una sistemazione dove poter vivere in autonomia. Spesso continuiamo ad avere contatti con loro anche dopo questo passo, perché è vero che lavorano, ma è altrettanto vero che spesso andando via di qui rimangono soli. La nostra idea adesso sarebbe quella di affiancare lor un tutor volontario che li accompagni nell’inserimento sociale: anche magari per andare semplicemente a pranzo insieme la domenica”.

 

Uno dei ragazzi di Ripa dei Settesoli
Uno dei ragazzi di Ripa dei Settesoli

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