Le famiglie che accolgono: esperienze che fanno rete

17 famiglie in tutta Italia hanno fatto l’esperienza di accogliere un giovane migrante, per periodi brevi o lunghi, all’interno del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Vi raccontiamo quella di Grazia [...]

17 famiglie in tutta Italia hanno fatto l’esperienza di accogliere un giovane migrante, per periodi brevi o lunghi, all’interno del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Vi raccontiamo quella di Grazia e della sua famiglia, proposta il 10 marzo a Loppiano (Fi), all’interno del workshop “Reti di famiglie e comunità solidali”.

“Abbiamo accolto per una settimana a casa nostra Rubel del Bangladesh, 18 anni, per permettergli di fare una prova di lavoro in un’azienda della Toscana, e sin da subito ha vissuto nella nostra famiglia con spontaneità e semplicità. A conclusione di questa esperienza possiamo dire che è stato più facile di quanto ci eravamo immaginati. Inizialmente, infatti, siamo stati assaliti da tanti timori e non è stato semplice uscire dall’influenza che i mass media hanno su tutti noi e che ci porta a vedere solo i lati negativi dell’accogliere un estraneo. Allo stesso tempo, erano mesi che, davanti alle immagini dei barconi che arrivavano sulle nostre coste, ci chiedevamo cosa potevamo fare. La decisione di accogliere Rubel è stata presa da tutta la famiglia insieme, eravamo felici di fare qualcosa di concreto.

Siamo stati accompagnati e supportati in vari modi sia prima, sia durante la permanenza di Rubel: dal tutore legale di Rubel e dall’educatore della comunità in cui Rubel era accolto, dall’equipe psico-sociale di AFNonlus, dalla comunità del nostro territorio, tra cui c’è anche un’amica musulmana che ci ha dato informazioni sulla religione e anche sui cibi da cucinare.

Con la collaborazione dei miei familiari, ho cercato di dedicarmi a Rubel, affinché si potesse sentire a suo agio nella nostra famiglia, tenendo conto che per lui era la prima esperienza di convivenza in un contesto familiare. I nostri figli lo hanno accolto con grande disinvoltura e lui si è subito ben integrato. Non ci siamo accorti di avere un ospite, ma un altro figlio.

Questi ragazzi hanno bisogno di orientamento e di un punto fermo. L’essere stati in balìa di tutto e di tutti, senza certezze e chissà con quali peripezie per arrivare in un paese e poi ripartire e raggiungerne un altro, li mette in una condizione di continua corsa e incertezza.

Abbiamo quindi cercato di rispettarlo, incoraggiarlo, accompagnarlo nel suo percorso senza imporre le nostre prospettive.

Insomma, è stata un’esperienza impegnativa per certi versi, allo stesso tempo siamo stati molto felici di aver colto questa opportunità di “vivere fuori di noi” e di aver partecipato concretamente al progetto Fare sistema oltre l’accoglienza.

Ci siamo salutati all’aeroporto entrambi commossi e da allora tutti i giorni Rubel mi manda un sms con scritto “Buongiorno zia come stai?” ed invia messaggini anche ai miei figli con foto e saluti. In realtà siamo noi a ringraziare Rubel, perché è entrato nella nostra famiglia con grande rispetto e ci siamo sentiti ben accolti da lui. È stata un’esperienza di accoglienza reciproca, molto importante per la nostra famiglia perché ci ha fatto sperimentare che insieme a tutti (la rete è infatti una potenza) il peso si alleggerisce e si acquisisce coraggio e libertà interiore.

Inoltre, di fronte al grosso problema dell’immigrazione, la cui risoluzione appare a tutti noi al di fuori della nostra portata, il progetto Fare sistema oltre l’accoglienza rende possibile la soluzione al problema più sfuggente che riguarda la seconda accoglienza verso chi, come noi, ha diritto di vivere una vita serena. La famiglia è sicuramente l’approdo migliore”.

 

Quella di Grazia è solo una delle molte esperienze di accoglienza che vedono protagoniste le famiglie e i ragazzi stranieri nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Sono, per i ragazzi, storie di riscatto, ma anche di solidarietà per le famiglie che hanno aperto le porte del cuore.

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