È un momento di apertura al mondo, è un momento di incontro e di confronto con l’altro. Un po’ come fare un viaggio. C’è bisogno dello “spirito giusto”, racconta Lucia che ha da poco terminato i dodici mesi del servizio civile presso AMU, all’interno del programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza
Il giornalino della Casa di Ismaele, uscito un mese fa, è per alcuni aspetti opera sua: di Lucia, la ragazza che ha svolto il servizio civile presso AMU, per Fare Sistema Oltre l’Accoglienza. Ha scritto molte delle interviste e ne ha curato l’impaginazione. Ha 28 anni ed è cresciuta a Messina, poi ha studiato la lingua cinese all’università di Trento, dove si è laureata. La scelta del servizio civile s’incastona tra la sua voglia di viaggiare, conoscere realtà nuove e il desiderio di riscoprire il senso di appartenenza a un luogo, la Calabria, terra materna.
“Il mio primo viaggio in Asia è durato nove mesi: sono stata con i Focolari nelle Filippine. Poi sono stata in Cina: ed è qui che stavo per trasferirmi: avevo ricevuto un’offerta di lavoro per insegnare italiano in una scuola, ma ci sono stati dei disguidi burocratici e non sono più potuta partire”. Lucia cercava comunque qualcosa che la potesse arricchire al pari di un viaggio, ed ha pensato al servizio civile universale, accettando di trasferirsi a Rogliano, in Calabria. “Mi sono trovata benissimo. Ho affittato una stanza in paese e il primo mese ho frequentato Casa di Ismaele. Lì ci sono ragazzi come me. Spesso erano loro a darmi indicazioni o consigli su Rogliano. Mi piaceva vivere la dimensione di una piccola comunità e avere la montagna a due passi. Tutto questo mi ha permesso, una volta scattato il lockdown della primavera scorsa, di vivere con un certo equilibrio l’isolamento forzato”.
Da allora in poi le attività inizialmente previste nel progetto del servizio civile sono state rimodulate, ma c’è stato ugualmente il lavoro di promozione della rete FSOA, di raccolta di materiale, e infine di scrittura e supervisione del giornalino, con la narrazione delle storie di vita dei giovani migranti e del loro cammino verso l’inclusione. “Per forza di cose è mancata la parte dei rapporti umani, però suggerirei ugualmente ai ragazzi di fare la domanda per il servizio civile, e di farla senza sprecare l’occasione che viene offerta: con lo spirito giusto, che è quello di mettersi in gioco, fin dall’inizio, quando si partecipa alle giornate di formazione generale, perché anche questo è un momento di conoscenza”.