Sono tanti e diversi i percorsi delle donne migranti seguite da Fare Sistema Oltre l’Accoglienza. A volte, come nel caso di Omo, possono essere inaspettati. La ragazza nigeriana ha scoperto di essere custode di un prezioso talento, quello della scrittura, che l’ha condotta a raggiungere un traguardo che sembrava piuttosto un sogno: un suo racconto è stato pubblicato all’interno di una raccolta edita dalle Edizioni SEB27. Intanto Federica, referente FSOA per la Puglia, si è attivata per accompagnarla nel raggiungimento di un altro obiettivo: un lavoro e una vita autonoma
Omo scrive. Scrive bene. Scrive di se stessa. Un suo testo è stato pubblicato all’interno del libro Lingua madre. Duemilaventi a cura di Daniela Finocchi, una raccolta di racconti di donne straniere in Italia, pubblicata dalle Edizioni SEB27. Quello di Omo si intitola Storia di vita vera, e comincia così: “Il mio nome è Gloria, ho venticinque anni e sono nata in una casa poligama. Ho cinque fratelli e una madre molto cara di nome Rose…”. Narra di una donna che deve fare i conti con un marito non più interessato a questo matrimonio, a lei a e ai figli avuti insieme. È una donna forte, che accetta ogni lavoro e ogni fatica pur di provvedere ai bambini. Senza far loro mancare mai l’amore.
Ehijiator Happiness Omo è nata in Nigeria e ora è in Italia, in Puglia, ed è una delle ragazze di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza. Quando scrive usa la lingua inglese. A tradurre il racconto ci ha pensato Luisa, un’operatrice della comunità Oasi 2 San Francesco, insieme alla stessa autrice: “Abbiamo scelto con cura le parole in italiano” per non tradire l’animo con cui sono state pensate e messe su carta. Perché Omo le usa centellinandole, in maniera precisa, con una perfetta proprietà di linguaggio: amore, figli, madre… potere.
“Ho dedicato questa storia a mia madre. È una persona importante per me. I miei genitori non andavano d’accordo. Quando lei ha avuto il coraggio di lasciare mio padre, io avevo paura che fosse piena di rancore. Che ce l’avesse anche con noi bambini. Invece diceva: l’amore verso i miei figli ha il potere di far dimenticare anche il brutto della vita”. A Omo piace scrivere e si vede. Ha iniziato per caso, stava seguendo un corso teatrale e un’insegnante le ha dato un foglio e le ha detto: “scrivi una storia”. Quando la ragazza le ha restituito il foglio , l’insegnante ha esclamato: “Ma tu sei veramente brava!”.
E allora Omo s’è messa a scrivere più spesso. La scrittura è diventata una passione, ma anche uno strumento: per prendere coscienza di se stessa e per parlare della sua terra: “Quella che ho descritto nel racconto è una situazione ricorrente in Africa: c’è la poligamia, quindi può succedere che le donne vengano abbandonate dai mariti e debbano provvedere da sole ai propri figli. I nomi non sono quelli reali, li ho cambiati, proprio per dire che queste cose accadono a tutti”. In quale momento della giornata scrivi? “A volte di notte mi assalgono i pensieri e non riesco a dormire, allora mi viene voglia di prendere la penna. È come una terapia. La mia psicologa sono io. Quando scrivo ricordo la mia vita in Africa, la mia mamma. E mi sento ancora lì, nella mia infanzia.”. Non a caso, la vicenda è narrata in prima persona. Che ricordi hai di quando eri piccola? “Ricordo di essere stata felice; di mia mamma che si prendeva cura di me, e io vedevo che però lei non era felice”. La madre di Omo non ha letto il racconto, semplicemente “non me lo ha chiesto”.
Il libro è stato pubblicato nel novembre 2020. Omo ha fatto i salti di gioia quando lo ha avuto tra le mani. Il suo sogno più grande è quello di diventare una scrittrice “magari famosa” dice con una risata. Ora però l’emergenza è quella di trovare un lavoro così da poter rinnovare il permesso di soggiorno. Con molte attività chiuse a causa della pandemia è un obiettivo in questo momento non facile ma realizzabile con il sostegno di Fare Sistema.
Una curiosità: qual è la parola che ti piace usare di più nella scrittura? La risposta è immediata, è un verbo: “to care” . Prendersi cura. E tu di cosa o di chi ti prendi cura? “Di mia madre, come lei lo ha fatto con me. Ora è il mio turno”. Le parole, scelte con molta cura, con le quali Ehijiator Happiness Omo chiude il racconto sono: “Imparate l’amore perché l’amore è potere”. E il suo scrivere è anche un atto di coraggio, di cui lei è consapevole.
Ed è proprio su questo suo talento che Fare Sistema e Omo vogliono mettere in pratica il patto di reciprocità: stanno cercando un’associazione che abbia a che fare con i libri, con la scrittura, con il narrare, in cui la donna possa svolgere volontariato. Nel frattempo, come tutti gli altri ragazzi, anche Omo parteciperà in Puglia alle attività di orientamento legale, abitativo e lavorativo.