Fare Sistema Oltre l’Accoglienza è un progetto che promuove percorsi di inclusione lavorativa per giovani migranti in Puglia, Calabria e Sicilia. È stato finanziato da Fondazione Con il Sud. L’iniziativa si inserisce all’interno del Programma nazionale dal nome omonimo (FSOA)
Numerosi sono i partner che hanno contribuito alla realizzazione di questo ambizioso progetto, il cui coordinamento è stato portato avanti dalla cooperativa Fo.Co. Per quest’ultima lavora Flavia Cultrera, che nell’ambito del progetto si è occupata di supportarne il coordinamento e, nello specifico, di promuovere gli inserimenti lavorativi previsti in Sicilia. Le abbiamo chiesto di fare un bilancio dei risultati raggiunti.
L’attività del progetto, racconta Flavia, si è concentrata in tre regioni, Puglia, Calabria e Sicilia “perché abbiamo notato una serie di bisogni che emergevano in questi territori per quel che riguarda il mondo del lavoro. Da una parte l’esigenza delle aziende di avere una manodopera professionale; dall’altra la necessità del migrante di trovare un impiego”. Si tratta, ricorda ancora Flavia di regioni “che hanno da sempre una vocazione all’accoglienza per la loro posizione geografica”.
Durante i mesi di sviluppo del progetto ben ventitré ragazzi hanno preso parte alle diverse attività di orientamento e di formazione professionale: “Per alcuni di loro abbiamo favorito percorsi di mediatore culturale. Nelle tre regioni sono stati attivati quattordici tirocini lavorativi. A oggi abbiamo contrattualizzato dodici ragazzi, cinque dei quali hanno un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, elemento non irrilevante in un periodo come questo”.
Altro obiettivo raggiunto è stato quello dell’ampliamento della rete di aziende: “I partner di questo progetto sono soggetti “forti” nel tema dell’accoglienza che condividono con noi i valori dell’inclusione. Cosa questa che ha permesso anche di superare difficoltà che ovviamente non sono mancate in questi mesi. All’interno del progetto non sono stati solo capovolti enti del terzo settore – che quindi già lavorano con i migranti – ma anche aziende di altra natura, con l’obiettivo di diffondere la consapevolezza che tutti possono fare la propria parte nel favorire percorsi di inclusione”.
Le aziende sono state sensibilizzate e formate sul tema migranti e lavoro, “sono state sostenute con un’attenzione costante perché l’inclusione lavorativa non è facile, sono state aiutate a crescere. Questi territori hanno delle dinamiche lavorative storicamente abbastanza complesse, a volte anche ai limiti dello sfruttamento. C’è sempre stata sia una diffidenza da patte del ragazzo migrante che non si fidava della controparte (con la paura di essere sfruttato) ma anche una mancanza di fiducia da parte dell’azienda che magari pensava di non riconoscere nella figura del migrante un lavoratore valido”.
Quale bilancio finale si può trarre? “Io direi che possiamo ritenerci molto soddisfatti”.
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