A Muiz piace studiare, la storia soprattutto: “Perché imparo qualcosa del passato ”. Arrivato dalla Nigeria nel 2018, il ragazzo ventunenne ha per il momento accantonato i suoi vecchi progetti, consapevole che il primo passo deve essere quello di guadagnarsi da vivere per assicurare a se stesso autonomia e libertà di scelta. Fare Sistema lo ha supportato nel trovare un lavoro part time che gli permette di frequentare la scuola serale
Tre giorni a settimana Muiz sale sul furgone e si reca in giro per la città di Cosenza a raccogliere vestiti, che poi scarica in un magazzino. Questo è il nuovo lavoro che il ragazzo svolge presso la società cooperativa sociale “R-Accogliere” di Cosenza, un impiego part time reso possibile grazie all’azione di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza. Muiz, infatti, è uno dei giovani seguiti da FSOA in Calabria, in collaborazione con il progetto “Allarga lo spazio della tua tenda” messo in campo dall’Ufficio Diocesano Migrantes di Cosenza e dalla Parrocchia Sant’Antonio di Commenda di Rende, dove Muiz vive in un appartamento con altri due ragazzi . “È un lavoro facile, mi piace e con i colleghi vado d’accordo” racconta Muiz, ventun anni, originario della Nigeria; prima di essere assunto dalla cooperativa calabrese raccoglieva frutta nei campi ed “era molto più faticoso”.
Ora le sue giornate sono più leggere, c’è tempo anche per giocare a pallone e per studiare, cosa quest’ultima che gli è sempre piaciuta. In Nigeria “camminavo tanto per andare a scuola”, ricorda, e anche qui in Italia è riuscito a non abbandonare gli studi: lo scorso anno ha conseguito il diploma di terza media e ora si è iscritto a una scuola serale.
Pino Fabiano, direttore dell’Ufficio Migrantes, lo descrive così: “È un ragazzo intelligente e molto in gamba. È un po’ schivo, ma riesce a sfoderare un sorriso ammaliante. Ricorda un fiero guerriero della sua terra”. Muiz è partito dall’Africa nel 2018, lasciando in Nigeria un papà meccanico, una mamma e sorelle e fratelli. Il suo viaggio è iniziato dalla città di Kano, su un autobus, in compagnia di uno zio. Poi l’attraversamento di altri Paesi, infine la Libia prima di imbarcarsi per navigare nel Mediterraneo.
In mare ha conosciuto la paura: “Sulla barca entrava acqua da un buco. Pensavo che era finita. C’erano delle persone che dicevano di stare calmi, ci rassicuravano. È un miracolo che ci siamo salvati tutti.”. Perché volevi arrivare in Italia? “Ho pensato che era una nuova opportunità, una nuova vita, senza paure e senza problemi”. Poi confessa che la sua idea era quella di studiare, gli piace soprattutto la storia. Ed è a questa sua passione che è legato il suo sogno: “Volevo diventare un giornalista o uno scrittore”.
Muiz sa bene che non si è scelto un’aspirazione semplice, e per ora l’ha messa da parte: “La mia prima preoccupazione adesso è guadagnare i soldi per vivere”. L’autonomia prima di tutto, poi forse riuscirà a combattere – da guerriero fiero quale è – per riprendere in mano quell’ambizione che rivela dopo una lunga pausa: “Vorrei scrivere un libro”.