Lo chef Francesco Mastronardi racconta cosa ha imparato nelle settimane in cui ha dato lezioni di pasticceria a dodici ragazzi migranti seguiti da FSOA. Il corso, che si è tenuto nella scuola d’arte culinaria Nosco di Ragusa Ibla, presso l’Antico Convento dei Cappuccini, tra maggio e giugno, è stato organizzato da Fare Sistema Oltre l’Accoglienza con i fondi dell’8 x 1000 dell’Unione Buddhista Italiana. Ed è stato un prezioso momento di scambio tra maestro e alunni
Ha insegnato loro che la pasticceria è un’arte di precisione che non ammette approssimazioni: se la ricetta richiede che un ingrediente vada dosato in un certo modo, non si può non rispettarla. La pasticceria è disciplina. Forse anche noiosa, all’inizio, ma è così che la si impara. E i ragazzi lo hanno capito: ci hanno messo impegno, passione, qualche volta la loro concentrazione calava, ma erano lì, per otto ore, a seguire il loro Maestro, lo chef Francesco Mastronardi.
Le strade dell’inclusione possono seguire i percorsi più diversi, questa volta sono passate attraverso l’utilizzo del sac à poche e la realizzazione di cornetti, bignè e torte, all’interno delle sale dell’Antico Convento dei Cappuccini, a Ragusa Ibla, l’antico centro storico di Ragusa. Il Convento è una struttura del Seicento che oggi ospita la scuola di arte culinaria Nosco; un albergo di 16 camere; e un ristorante aperto anche per eventi e banchetti. Tra maggio a giugno, per tre giorni a settimana, i locali della cucina didattica della scuola Nosco sono stati frequentati da dodici migranti seguiti da Fare Sistema Oltre l’Accoglienza.
“Avevo davanti questo gruppo di ragazzi provenienti da Paesi diversi – racconta lo chef – e pensavo che era una cosa meritevole: emergevano culture, ricordi e vite vissute ed è stata un’occasione unica per ascoltare. Ho cercato di sapere di più delle loro storie e dei loro Paesi di origine ”. Francesco Mastronardi è un maestro pasticcere di origini pugliesi, che ha vissuto e lavorato 20 anni in Toscana prima di trasferirsi in Sicilia, a Ragusa. Qualche anno fa ha svolto una docenza in un corso per ragazzi italiani che provenivano da situazioni di disagio: anche quella, un’esperienza fruttuosa, come questa, soprattutto sul piano umano: “Il lavoro manuale avvicina, pone tutti nelle stesse condizioni. Quando sei lì, con le mani in pasta e disposto a sporcartele, in quel momento preciso non esistono più diversità. In cucina siamo tutti uguali e si abbattono tutte le barriere”.
Alcuni ragazzi erano più portati, altri meno. Le motivazioni di ciascuno erano differenti, in tutti però lo chef ha notato interesse e impegno. “Ho cercato di insegnar loro qualcosa di utile, di pratico, e allo stesso tempo stimolante, che desse loro la soddisfazione di poter creare qualcosa di finito. Ho immaginato un percorso formativo che partisse dalle basi fino ad arrivare a realizzazioni più complesse”. Qualcuno ha dimostrato una grande passione, le ragazze soprattutto – Success e Victory – erano molto motivate: “Sono certo che ci sarà che continuerà nel percorso e riuscirà. Tre ragazzi ora stanno svolgendo un tirocinio lavorativo presso l’Antico Convento dei Cappuccini. Ciascuno di questi aspiranti pasticceri ha un progetto che coinvolge la cucina. Non devono scoraggiarsi”.
Per tutti è stata un’esperienza coinvolgente. Per tre giorni a settimana hanno frequentato la scuola ma anche dormito nelle stanze della struttura, come una vera accademia. All’esperienza formativa si è aggiunta quindi anche quella di condivisione e di rispetto delle regole dettate dal contesto. Com’è andata da questo punto di vista? “Bene, sono stati molto disciplinati. Sono rimasto stupito di come riescano a imparare in fretta, e non è che succeda sempre così. Certo, ci sono stati anche momenti di difficoltà, ma piccole cose: durante il ramadan per esempio si concentravano di meno. Allora cercavo di rallentare i ritmi delle lezioni per alleggerire loro il peso di seguire per otto ore”.
I ragazzi hanno imparato le regole base della pasticceria, ma anche il loro insegnante ha imparato qualcosa: “Mi sono sentito fortunato per aver scelto un mestiere che può essere condiviso. Quando ero agli inizi c’è stato qualcuno che ha condiviso con me i suoi saperi, e questo mi ha permesso di apprendere le norme base dell’arte della pasticceria. In questa occasione ho ricambiato: è toccato a me condividere ed è stata una grande soddisfazione”. L’ultimo giorno del corso la condivisione dei saperi è diventata ancora più pratica: sono stati gli alunni a cucinare un piatto tipico della propria tradizione per il loro Maestro, il quale ha molto apprezzato.