Un lavoro in pizzeria, una casa in affitto e l’incontro con una famiglia. Razak, che è arrivato giovanissimo dal Ghana, era un minore straniero non accompagnato. All’inizio non sapeva nemmeno di essere sbarcato in Italia
Razak viene dal Ghana. Il suo nome in realtà è Awal, ma a Corato (in Puglia) dove oggi vive per tutti è Razak, una sorta di diminutivo del suo cognome. È arrivato in Italia esattamente il 15 luglio del 2017. Se gli chiedi dove è sbarcato, risponde: “Non lo so. Forse era Lampedusa”. Non se lo ricorda di preciso perché il suo è stato un viaggio difficile, doloroso, incosciente. Quando è partito non conosceva la destinazione, era spaventato, sapeva solo che voleva allontanarsi dalla Libia, dove era arrivato pensando di seguire un amico e invece era stato venduto come schiavo due-tre volte. Aveva provato a chiedere di tornare indietro, in Ghana, da suo padre, ma gli era stato risposto che non si poteva. “In Libia sparano” ripete spesso quando racconta la sua storia. È salito su un gommone prima dell’alba di un giorno di luglio, c’erano decine di persone e due imbarcazioni in partenza. Era ancora buio, sulla spiaggia. Poi quattro giorni di mare: “Pensavo di morire, non vedevo niente davanti e niente dietro il gommone”. Al quarto giorno di navigazione la guardia costiera intercetta il gommone. Uno solo. “L’altro non ce l’ha fatta”.
Con lo sbarco in Italia inizia la seconda parte della vita di Razak, che capisce dove si trova solo quando trascorre qualche giorno in ospedale: “Non mi fidavo finché non sono arrivato a Corato”.
In Puglia Razak grazie al programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza e a Fondazione con Il Sud viene assunto nella pizzeria “Le Coq” di Corato, in provincia di Bari. In più, trova una famiglia che se ne prende cura, e che usa – per lui – la parola “figlio”. Vincenzo Labartino racconta con entusiasmo di questo incontro: “Ho due figli grandi che studiano fuori, una moglie, frequento la comunità parrocchiale, quando ho conosciuto Razak lui mi ha detto Ma se io sono musulmano tu mi accetti lo stesso?”.
Vincenzo accetta Razak, lo prende sotto la propria ala protettrice, lo aiuta a organizzarsi la nuova vita, gli trova un alloggio, lo invita a pranzo e a cena. Tutto nella piena condivisione della famiglia. Anche del suocero, all’inizio un po’ sbigottito da questa nuova presenza. “Gli ho fatto trovare Razak a tavola con noi e mi ha detto E questo chi è? La risposta l’ha data il ragazzo: Ciao nonno io sono Razak”. Così sono diventati nonno e nipote.
Durante il lockdown dettato dall’emergenza per la pandemia, Razak è rimasto a casa, come tutti. In pizzeria non poteva andare e allora ha pensato di mettersi a disposizione della comunità diventando volontario della Caritas: cercava chi aveva bisogno di aiuto e gli portava cibo dalla parrocchia. “Vincenzo, dei tuoi figli è quello che ti somiglia di più” ha detto il parroco di Corato al papà italiano di Razak.
Ora Razak ha alcuni obiettivi che vuole raggiungere. Vorrebbe studiare, ma con gli orari del lavoro non è facile. Voleva battezzarsi il giorno di Pasqua, avendo iniziato un percorso di conversione, ma con il Covid-19 è saltato tutto al momento. E poi? “Vorrei diventare membro del Parlamento, perché c’è tanta gente che soffre e c’è scritto che la legge è uguale per tutti, ma non è vero”. Quale Parlamento, quello italiano o quello ghanese, gli chiede Vincenzo. “Uno dei due”, risponde.
Il 21 luglio Razak compie 21 anni. Li festeggia assieme alla sua nuova famiglia.
Razak è uno dei 12 beneficiari che, grazie al finanziamento di Fondazione Con il Sud (Bando Immigrazione), è stato assunto con regolare contratto presso un’azienda pugliese.
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