Non è il mio capo, è come un padre

Le parole di Luigi ci raccontano una storia di accoglienza, solidarietà, rispetto. Youssuf oggi si sente incluso nella sua comunità, lavora e cresce professionalmente nella sua azienda e sente il [...]

Le parole di Luigi ci raccontano una storia di accoglienza, solidarietà, rispetto. Youssuf oggi si sente incluso nella sua comunità, lavora e cresce professionalmente nella sua azienda e sente il supporto di una nuova famiglia italiana.

Assieme alla mia famiglia, conduco un’azienda agricola ad indirizzo orto-frutticolo con metodo della coltivazione biologica, preferito per motivi etici e ambientali. Questa scelta agronomica richiede una maggiore manodopera, poiché molti lavori vengono eseguiti manualmente come il diradamento dei frutticini, la potatura… e spesso la difficoltà di reperire manodopera e formarla alle varie tipologie di lavoro sotto il sole, risulta difficile.
La formazione del personale è uno dei punti cardine per rimanere sul mercato, ma spesso le uniche persone disposte a impegnarsi per imparare, sono i ragazzi provenienti da paesi più poveri.
Tre anni fa, assieme a mia moglie, abbiamo deciso di accogliere in famiglia e nella nostra azienda agricola un ragazzo diciasettenne, Youssouf, immigrato dal Mali, che aveva alle spalle una storia di sofferenze: settimane di cammino nel deserto con poca acqua, prigionia in Libia, giorni e notti su un gommone in mezzo al mare, per approdare in Sicilia dopo due anni dalla partenza dalla sua terra, con un futuro di incognite, ma pieno di speranza, perché salvo.
È arrivato da noi tramite l’Associazione Azione per un Mondo Unito, proveniente dal Centro di accoglienza di Chiaramonte in Sicilia. Dopo una notte di viaggio in autobus, l’abbiamo accolto come un ospite atteso. Era chiaro il suo disorientamento. All’arrivo, mi ha chiesto subito dove si trovasse il sud. Gli dissi che quando il sole si sarebbe trovato alle tredici, si sarebbe trovato a Sud, «rivolto verso la tua Africa». Mi fece un gran sorriso perché probabilmente avevo intercettato il suo pensiero più profondo.
Per Youssouf, ora già maggiorenne, avevamo ricavato un alloggio dignitoso con il necessario per la sua privacy e indipendenza. Tuttavia, affinché si ambientasse, per un po’ di tempo è stato ospite a pranzo e a cena da noi in famiglia.
Mia moglie, nel rispetto delle tradizioni del ragazzo, gli è stata di grande aiuto consigliandolo nella cura della persona, nell’ordine della casa, nella pulizia della biancheria, nella spesa per il mangiare, nella gestione del suo salario sia per l’invio di denaro a casa per aiutare la madre e la sorellina rimaste sole, sia per il suo uso personale….
All’inizio Youssuf aveva dubbi, diffidenza, specialmente negli Uffici pubblici. Quando abbiamo voluto iscriverlo al Centro dell’Impiego perché potesse lavorare nella legalità, il giovane era molto titubante perché gli ricordava la brutta esperienza in Libia ma, dopo due ore di spiegazioni e rassicurazioni grazie all’intervento telefonico del mediatore culturale dalla Sicilia, si è deciso a firmare la documentazione necessaria. Alla fine l’ho visto contento, soprattutto quando l’ho presentato agli altri lavoratori, in particolare a Niang originario del Senegal, con il quale è nato un rapporto fraterno e di reciproca fiducia.
Quando siamo stati impegnati nella raccolta della frutta e nella selezione in base alla pezzatura, lavoro che richiede molta attenzione, Youssouf ha imparato senza problemi. Nel frattempo ha frequentato con buoni risultati un corso obbligatorio sulla sicurezza nel lavoro. Inoltre ha lavorato all’imballaggio, alle spedizioni, alla raccolta dei pomodori…
Successivamente, durante l’inverno, ha frequentato un corso teorico-pratico sulla potatura delle piante fruttifere, presso l’istituto agrario di Castelfranco Emilia assieme a uno dei nostri potatori. Questa esperienza l’ha molto motivato perché le differenti tipologie di lavoro gli piacciono molto perché non sono monotone.
Oggi Youssouf si è integrato abbastanza bene, almeno a giudicare dalla sua serenità. Ha fatto amicizia con altri immigrati nei paesi vicini. Si è pure inserito in una squadra di calcio locale, partecipando a partite e allenamenti. Ci considera come genitori portandoci un grande rispetto. Un giorno, presentandomi a un suo amico, gli ha detto: «Questo è il mio capo», ma subito si è corretto, precisando: «Questo è mio padre!».
Dopo alcuni mesi dall’assunzione, si è pensato assieme all’AMU, di presentare l’esperienza di Youssouf nel tessuto sociale lavorativo del territorio, per informare gl’imprenditori che un’integrazione più diffusa può dare i suoi frutti. Nel dicembre scorso presso l’Oversiss di Spilamberto, una onlus il cui significato invita a ‘guardare oltre’, si è tenuto un incontro sul tema dell’immigrazione dal quale è emerso, anche per bocca del sindaco di Savignano sul Panaro che era presente, che uno dei problemi è la ricerca di alloggi dove ospitare adeguatamente questi lavoratori.
La partecipazione a questa tematica è stata lusinghiera e con un ricco e positivo scambio di opinioni. Si è vista una Comunità che si sta prendendo a cuore un fenomeno di non facile soluzione, mettendosi in gioco per portare il proprio contributo.

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