Domenica 14 gennaio 2018, su iniziativa della Chiesa Cattolica, si è celebrata in tutto il mondo la 104ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Un’occasione per accendere il faro e fare un po’ di ordine tra i tanti “numeri” che ruotano attorno all’accoglienza dei Migranti nel nostro Paese e capire come funziona il processo che dovrebbe portare a una piena inclusione.
L’ultimo Rapporto sulla Protezione Internazionale redatto da Caritas e Migrantes evidenzia che a fine del 2016 erano 65,6 milioni le persone nel mondo costrette a fuggire da guerre, persecuzioni e crisi ambientali alla ricerca di pace e di una vita dignitosa. Di questi, 40 milioni sono sfollati interni e 22,5 milioni rifugiati all’estero principalmente Siriani, Afgani e del Sud Sudan.
Cosa succede in Europa e in Italia
Sempre lo stesso Rapporto ci dice che la Germania rimane il primo Paese in Europa per numero di richieste di asilo con oltre 745 mila casi, seguita a grande distanza dall’Italia con 123 mila domande, Francia (84 mila) e Grecia (51 mila). Domande che l’Europa ha accolto nel 60,8% dei casi.
Dal 1° gennaio al 30 ottobre 2017 gli sbarchi in Italia sono stati 111.302, migranti provenienti principalmente dalla Libia e di origine soprattutto nigeriana, bengalese e gambiana, di cui 15 mila Minori Stranieri Non Accompagnati. Le domande di asilo esaminate dalle Commissioni territoriali nello stesso periodo sono state 41.379 di cui circa 4 su 10 hanno avuto esito positivo.
Come funziona l’iter dell’accoglienza?
Un migrante che arriva in Italia, successivamente alla prima assistenza sanitaria e di identificazione nelle aree di sbarco (hotspots), può presentare richiesta di asilo politico se non esiste un fondato timore di essere perseguitato nel proprio Paese di origine. Chi non ha i requisiti per l’asilo politico, o altri tipi di permesso di soggiorno, viene trasferito nei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR). Il migrante che presenta richiesta di asilo per l’Italia, se riconosciuto idoneo, incomincia invece il percorso nel sistema nazionale di accoglienza. Dopo una prima valutazione della domanda il Prefetto, in circa due giorni, dispone il trasferimento nei centri di prima accoglienza (hub regionali) o, in mancanza di posti, in Centri di accoglienza straordinaria (CAS) gestiti da enti locali pubblici o privati che operano nel settore dell’assistenza sociale, dove vengono soddisfatte le esigenze primarie. In questa prima fase i richiedenti asilo dovrebbero rimanere il tempo necessario per essere trasferiti in seconda accoglienza che si svolge tramite il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) e che ha come principale funzione l’integrazione sociale, accompagnando le singole persone in un percorso individualizzato di riconquista della propria autonomia, in termini di integrazione lavorativa e abitativa, di accesso ai servizi del territorio, lezioni di italiano, socializzazione ed inserimento scolastico dei minori.
Molte difficoltà si registrano tra la prima e la seconda accoglienza, soprattutto perché centri che dovrebbero essere di accoglienza temporanea finiscono per diventare quasi permanenti senza però offrire i servizi di autonomia e inclusione, costringendo molti rifugiati a vivere in condizioni difficili.
Fare Sistema
Proprio in questa dinamica si inserisce “Fare Sistema Oltre l’Accoglienza” che favorisce l’inclusione sociale e lavorativa facilitando la connessione tra le persone presenti nei centri di accoglienza e chi può offrire loro un percorso di inserimento lavorativo e formazione professionale, senza trascurare l’importanza del supporto e dell’affiancamento da parte delle famiglie del territorio.
Qui il messaggio di Papa Francesco per istituire la Giornata del 2018 – “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”
Qui l’Omelia di Papa Francesco di Domenica 14 gennaio 2018