Un laboratorio di idee e proposte per accogliere e integrare. Questo il senso di “Fare sistema oltre l’accoglienza”, il laboratorio che si è tenuto ieri nel primo giorno di LoppianoLab.
È stato un confronto tra cittadini, famiglie e aziende sull’omonimo progetto, già attivo, che intende sostenere ed aiutare i giovani più “vulnerabili”. Se da una parte vi è una povertà di beni materiali dall’altra vi è una ricchezza di speranza che guarda al futuro della propria vita. È questa la dinamica che ha introdotto la serata.
Alla base del progetto di integrazione c’è il principio che non esiste una distinzione tra italiani o migranti, ma ci sono solo persone che devono essere sostenute dalla comunità. Certo, la situazione dei migranti oggi è al centro delle cronache. Il viceprefetto di Firenze, Vincenzo Arancio, ha spiegato di non vedere numeri impossibili per l’accoglienza e ha aggiunto che è arrivato il momento di cambiare visione, passando da un’idea diffusa di ordine pubblico e sicurezza ad un’idea d’integrazione ed accoglienza.
Un’accoglienza intesa «come incontro di persone» che dia risposte a coloro che cercano «giustizia, libertà e una minore indigenza» ha sottolineato padre Alessandro Bedin, direttore di Migrantes di Firenze.
Ma non solo di migranti si occupa il progetto, bensì di tutti coloro che ne hanno bisogno, dal momento che il suo scopo è non creare diversità o differenze tra giovani “indigenti”. Con questo spirito sono partite in Sicilia le applicazioni concrete di “Fare sistema oltre l’accoglienza”, che vede impegnati nei corsi di formazione, ad oggi, trentuno giovani tra Catania e Ragusa.
Un’esperienza già avviata con successo e che dovrebbe portare questi ragazzi a lavorare in aziende al di fuori dell’Isola. Inserimento nel mondo del lavoro, quindi, ma non solo. Il progetto infatti guarda oltre e se da un lato c’è necessità di apprendere e fare una lavoro dall’altra si pensa ad un’efficace inclusione sociale e famigliare. Infatti l’accompagnamento delle famiglie è il passaggio successivo di questa iniziativa. Saranno alcune famiglie, che daranno disponibilità, a realizzare e sostenere questa seconda ma non secondaria fase. Tra gl’intervenuti in molti hanno già dato la loro disponibilità ma la ricerca di persone, famiglie ed aziende volenterose è appena iniziata.
di Antonio degli Innocenti
pubblicato su Avvenire il 01/10/2016